Perché la scuola di oggi ha bisogno di una pedagogia digitale?


Da quando la tecnologia è diventata alla portata di tutti, ci si è molto interrogati sul suo utilizzo in classe e sul ruolo che potrebbe svolgere all’interno delle aule, come strumento a supporto di insegnanti e studenti. Un recente studio della Oxford University, What is a digital pedagogy and why do we need one?, spiega come è nata l’esigenza di una pedagogia digitale, come cambia il ruolo dell’insegnante e il modo di apprendere, e i motivi per cui è importante utilizzarla nelle classi di ogni ordine e grado.

Una nuova generazione di discenti digitali

Oggigiorno, insegnanti ed educatori si trovano ad affrontare la sfida costante di affinare le proprie tecniche di insegnamento per stare al passo con le aspettative e le esigenze educative delle nuove generazioni di studenti, che possiamo identificare come “nativi digitali”.

Il gap tra le nuove generazioni e il corpo insegnante è riconducibile al rapporto che i due attori hanno con la tecnologia: da un lato abbiamo bambini e ragazzi nati e cresciuti in un ambiente virtuale iper-connesso, pronti e abituati a interagire con nuove tipologie di devices e software; dall’altra abbiamo un corpo insegnante che tende ad essere autodidatta, ad imparare dai colleghi, o ancora abituato ad allenare le proprie competenze digitali su strumenti presenti nell’ambiente domestico o lavorativo. La maggior parte degli insegnanti usa la tecnologia ogni giorno, ma le tipologie utilizzate potrebbero non essere così aggiornate come quelle che usano gli studenti, e dunque poco adatti rispetto alle loro esigenze didattiche.

Le aspettative sociali di genitori e altri attori coinvolti nell’educazione delle nuove generazioni da una parte, e gli imperativi pedagogici dall’altra, generano un senso di pressione digitale sugli insegnanti. Questo sentimento si manifesta anche in classe, dove compaiono lavagne interattive o proiettori digitali, che i docenti vogliono essere in grado di utilizzare al meglio per coinvolgere e motivare i propri studenti. Ecco quindi che, per superare questo disallineamento, entra in gioco la pedagogia digitale.

Come la pedagogia digitale cambia l’insegnamento

Rispetto alle metodologie tradizionali di lezione frontale, la pedagogia digitale richiede un cambio di equilibri: gli strumenti tecnologici hanno favorito la diffusione di un apprendimento più indipendente e attivo da parte degli studenti, portando quindi gli insegnanti ad assumere un ruolo di coach o moderatori. I dispositivi tech sono più di un semplice supporto in classe: cambiano il modo di apprendere e il ruolo dei presenti in aula.

Tuttavia, il semplice utilizzo meccanico dei devices in uso nelle scuole non rende automaticamente l’apprendimento efficace: prima di tutto, i docenti devono capire come usare queste tecnologie, devono sapere quali sono le tipologie di apprendimento alla base di queste pratiche e devono essere in grado saper selezionare la tecnologia giusta a seconda dei risultati attesi.

Gli insegnanti hanno bisogno, dunque, di assimilare un metodo più che imparare semplicemente l’utilizzo degli strumenti. Questo anche perché lo scenario tecnologico cambia in maniera rapida e il docente deve essere in grado di adattare il proprio insegnamento a sempre nuove e diverse possibilità tecnologiche.

La pedagogia digitale è molte cose, ma soprattutto è un atteggiamento e un’attitudine. Una delle transizioni più difficili per gli insegnanti è il passaggio di ruolo da “esperto” a “coach/moderatore”: servono competenze digitali elevate per fare educazione attraverso il digitale o basta un livello moderato di confidenza?

La nostra digital pedagogy per il futuro dell’educazione scolastica

La scuola si sta aprendo a sempre più potenziale di apprendimento grazie alla tecnologia e a nuove modalità di insegnamento. Si stima che nei prossimi 10 anni avremo più cambiamenti che negli scorsi 100 e questo scenario presenta sfide alle quali dobbiamo prepararci con competenze complesse.

Durante gli studi che abbiamo svolto per definire la nostra digital pedagogy ci siamo chiesti: cosa dobbiamo migliorare nell’education? Siamo giunti alla conclusione che, parallelamente all’arricchimento nozionistico, dobbiamo far crescere skills come immaginazione, intuizione, pensiero creativo ed anche coltivare il carattere, la personalità e i mindset, insieme alla logica.

E crediamo di dover arricchire l’insegnamento delle materie con esperienze, convinti di dover abbracciare la tecnologia come strumento a supporto dell’insegnante, un’integrazione della lezione, e non come suo “sostituto”. Con queste indicazioni cerchiamo di superare la lezione frontale progettando contenuti digitali che coinvolgano studenti e studentesse, sempre disponibili su piattaforma, utilizzabili su LIM, schermi interattivi, aule di informatica. Questi devono migliorare il percorso di apprendimento integrando il nuovo sapere del veloce mondo intorno a noi con i valori di sostenibilità, inclusione e attenzione alle discipline STEM che devono essere presenti in modo continuativo e progressivo nell’anno e nelle singole materie.

La ricerca e la digital pedagogy di Educazione Digitale continua a far suoi proprio questi obiettivi e ad abbracciare la tecnologia come strumento a supporto dell’insegnante: una pedagogia ibrida per trasferire i temi dell’attualità e, al contempo, accrescere tutte le skills.

Il docente, a cui bastano competenze digitali minime, diventa così coach e moderatore del suo gruppo classe condividendo con i suoi studenti i format di didattica digitale immersiva, utilizzando la progressività dei moduli, aprendo agli studenti la tematica e condividendola attraverso visualizzazioni concettuali, focus points, data, per creare nuovo sapere e conoscenza.

Di modulo in modulo il docente si affaccia insieme ai suoi studenti su un contenuto ma trova, in modo ritmato, laboratori ed activity labs pensati per lo sviluppo di nuove capacità: sempre riferiti alla tematica chiave, sviluppano dialogo e discussione critica, esercitano le competenze logiche, educano a valutare la scientificità del contenuto attraverso l’analisi di dati e fonti.