La parola biodiversità racchiudere, nelle 10 lettere che la compongono, il senso stesso della vita: è la ricchezza connessa alla diversità di specie e di geni presenti nei diversi ecosistemi che caratterizzano il nostro Pianeta. Migliaia di piante, animali, vegetali e microorganismi rendono unici e rari gli ecosistemi che valorizzano i diversi contesti ambientali, qualificando ogni esempio di biodiversità come unico nel suo genere, ma anche per questo peculiare e ricco per la sua individualità genetica.
Una ricchezza biologica che oggi è a rischio: il cambiamento climatico, l’inquinamento, l’impoverimento del suolo, il sovrasfruttamento delle risorse naturali sono conseguenze scaturite dalle azioni insostenibili dell’uomo, che stanno innescando cambiamenti radicali negli equilibri della natura.
La temperatura media è aumentata di 1,5 gradi rispetto ai livelli preindustriali e con la previsione di un ulteriore aumento, che porterà il dato a +2,2, si prospettano scenari critici.
Dal punto di vista del cambiamento climatico, si verificherà un’accelerazione del fenomeno di desertificazione, con la conseguente impossibilità di continuare alcune colture e il rischio di esporre a povertà idrica oltre 250 milioni di persone.
Solo in Italia, entro fine secolo, le notti considerate tropicali (ovvero con temperatura maggiore ai 20 gradi) aumenteranno parallelamente all’assenza prolungata di pioggia, che aggraverà il rischio di incendi del 20% e porterà all’abbassamento dei livelli di fiumi e corsi d’acqua fino al 40%. Anche le temperature estive subiranno un cambiamento sostanziale, raggiungendo al sud una temperatura media di 40 gradi.
Altrettanto critica la situazione di mari e ghiacciai: i primi diventeranno progressivamente più caldi e acidi, riducendo la loro capacità di assorbimento di anidride carbonica; i secondi perderanno gran parte della loro copertura, tanto che l’IPCC – Intergovernmental Panel on Climate Change – stima che, a livello mondiale, i ghiacciai meno estesi vedranno scomparire più dell’80% della loro attuale massa entro il 2100.
L’inquinamento è un altro fattore che aggrava la salute climatica globale. Questo fenomeno investe ogni contesto, dall’aria all’acqua, dalla biodiversità alla salute umana: basti pensare come il Mediterraneo, uno degli hotspot mondiali di biodiversità, sia diventato anche uno dei mari più compromessi al mondo per la concentrazione di plastiche e microplastiche, elementi che influenzano non solo la salute di ecosistemi, flora e fauna, ma anche che, inevitabilmente, ingeriamo attraverso il consumo di specie ittiche (e non solo).
Altro campanello di allarme è l’Overshoot Day che, ogni anno, rammenta alla popolazione globale a quale ritmo incessante continui l’estrazione di nuove risorse del nostro Pianeta: un sovrasfruttamento che supera i ritmi naturali che consento alla Terra di rigenerarsi e che, inevitabilmente, mette a rischio la sopravvivenza delle specie che da essa dipendono, sia quella umana, sia quelle vegetale e animale.
APPROFONDIMENTO
L’angoscia ecologica
Le nuove generazioni, dai Millennials in poi, stanno crescendo in un contesto ambientale ben diverso da quello vissuto dai loro genitori e del quale percepiscono la salute precaria: gli sconvolgimenti climatici da una parte e le in-azioni delle Istituzioni globali dall’altra, innescano episodi di ansia, disturbi del sonno e dell’attenzione che sono ricondotti alla cosiddetta angoscia ecologica.
La matura consapevolezza di un inesorabile conto alla rovescia per il Pianeta, la superficialità delle generazioni più anziane nella (non) gestione della crisi climatica, il sentimento di impotenza che è normale provare quando ci si sente sopraffatti da eventi più grandi di noi, innescano pensieri negativi che possono sopraffare, ma che possono essere gestiti e incanalati in modo positivo se guidati da figure di riferimento come insegnanti o genitori.
Il dialogo, il confronto e la condivisione sono chiavi fondamentali per trasformare l’angoscia per la situazione climatica in attivismo, per trasformare l’ansia e le insicurezze in nuovi obiettivi per il futuro.
PROPOSTA LABORATORIALE
Parliamo di clima ed emozioni
Per aiutare studenti e studentesse a riconoscere e a gestire le emozioni e le incertezze sul futuro climatico che si prospetta, è utile sperimentare strumenti come l’elaborazione del dolore ed esercizi di mindfulness. Tristezza, paura e indignazione per gli eventi che stanno stravolgendo gli equilibri naturali sono emozioni “negative”, alle quali ragazze e ragazzi non devono sottrarsi, bensì elaborare come sana risposta a questo senso di perdita.
Fare esperienza del dolore consente di comprendere con chiarezza ciò che amiamo e non vogliamo perdere, e la rabbia ci motiva a prendere in mano la situazione e a incanalare le energie per contribuire a costruire un mondo migliore.
Per sperimentare questo processo di trasformazione dell’angoscia in energia positiva, è possibile coinvolgere la classe in un dibatto aperto, guidato dalle seguenti domande:
- Qual è il vostro stato d’animo relativamente ai cambiamenti climatici?
- Che cosa innesca, secondo voi, questo senso di angoscia?
- Come possiamo trasformare l’impotenza passiva in azione positiva?
L’obiettivo di questo dibattito sarà quello di far emergere le emozioni condivise, di indagare le cause intrinseche che innescano episodi di “ansia climatica” e, successivamente, proporre attività individuali o collettive in grado di trasformare dolore, rabbia e negatività in azioni costruttive, per il proprio morale e per il Pianeta.
Tutti questi elementi – cambiamento climatico, inquinamento, degrado del suolo, sovrasfruttamento delle risorse – hanno effetti sia sul macro, sia sul micro: l’alterazione degli habitat è una delle principali minacce per la conservazione della biodiversità.
I cambiamenti all’interno degli ecosistemi possono portare alla frammentazione degli stessi, fino alla loro completa distruzione, nei casi più critici. Ne è un esempio il caso in cui le specie endemiche non riescano ad adeguarsi alle mutazioni all’interno dell’habitat oppure vengano soppiantate da specie aliene invasive.
La comparsa delle specie aliene può essere casuale o volontaria: trattasi di animali, vegetali e microrganismi non originari dell’habitat che, per cause naturali o antropiche, vengono introdotte in un contesto ambientale diverso da quello di genesi. A causa della loro capacità di adattamento, le specie aliene possono entrare in concorrenza con quelle endemiche, ad esempio alterandone lo stato dell’habitat o determinandone la completa scomparsa.
Rivolgendo lo sguardo ai dati sulle specie a rischio di estinzione, le liste dell’IUCN -vInternational Union for Conservation of Nature – contano, ad oggi, 142.500 specie a livello globale, di cui circa 40.000 a rischio di estinzione.
I principali gruppi a rischio sono anfibi (41%), squali e razze (37%), conifere (34%), coralli (33%), mammiferi (26%) e uccelli (13%). Nel solo Mar Mediterraneo, considerato il secondo più grande hotspot di biodiversità al mondo, la IUCN ha esaminato 6.000 specie in 34 Stati del bacino, di cui almeno il 20% è risultato essere a rischio di estinzione.
APPROFONDIMENTO
Adattamento delle specie ai cambiamenti dell’habitat:
la testimonianza di Darwin
Darwin, nel suo diario, descrive in questo modo gli uccelli osservati alle isole Galàpagos:
“… Gli altri uccelli terrestri formano un gruppo molto singolare di fringuelli, affini tra di loro per la loro struttura del becco, la coda corta, la forma del corpo e il piumaggio; ve ne sono 13 specie […] Tutte queste specie sono particolari per questo arcipelago […] Il fatto più curioso è la perfetta gradazione nelle dimensioni del becco delle diverse specie. […] Osservando tale gradazione e diversità di struttura […] si potrebbe realmente immaginare che da un originario, esiguo numero di uccelli di questo arcipelago, una specie sia stata modificata per finalità diverse”.
La descrizione lasciataci da Darwin sulle diverse peculiarità del becco negli uccelli osservati nelle isole Galàpagos testimonia le capacità di adattamento delle specie al proprio habitat naturale ed è un esempio stesso dell’applicazione del metodo scientifico.
L’osservazione, la raccolta di dati e il racconto dell’evoluzione della biodiversità attraverso essi, è ciò che permetteva e che permette ancora oggi di valutare e comprendere i cambiamenti relativi alla vita e alla scomparsa delle diverse specie.
PROPOSTA LABORATORIALE
Con l’occhio dello scienziato
Per trasmettere agli studenti il metodo di lavoro utilizzato ancora oggi dagli scienziati per studiare le specie, è utile proporre alla classe un’esperienza diretta dell’osservazione come elemento basilare del procedimento scientifico.
Per sperimentare questo laboratorio è necessario organizzare un’uscita all’aperto, ad esempio in giardino, al parco cittadino, nel contesto boschivo o collinare più vicino all’istituto.
Dotati di quaderno e matita, gli studenti dovranno lavorare in modo individuale e:
- scegliere una forma di vita come oggetto del proprio studio;
- indicare luogo, data e ora (possibili fattori che influenzano il risultato dell’osservazione);
- disegnare, nella pagina di destra, un schizzo della specie individuata;
- appuntare, nella pagina di sinistra, tutte le caratteristiche anatomiche e comportamentali osservate.
Una volta rientrati in classe, gli studenti dovranno elaborare il risultato dell’osservazione e trarre le proprie conclusioni su questa prima fase di studio.
La biodiversità influenza direttamente o indirettamente numerosi aspetti della vita umana, dall’economia alla società in generale: salute, alimentazione, produzione di energia, materie prime e molto altro ancora. Secondo il Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente, circa il 40% dell’economia mondiale si basa su prodotti naturali e processi biologici. Si può dire, infatti, che la biodiversità fornisca prestazioni di valore economico, sociale ed ecologico, quali ad esempio l’approvvigionamento di acqua potabile, i fornimenti alimentari per la popolazione umana e animale, le risorse per produrre materiali ed energia, gli elementi naturali essenziali per la formulazione di medicinali e così via.
Il World Economic Forum stima che più della metà del PIL mondiale è dipendente dalla natura: la perdita di biodiversità è, in tal senso, una questione finanziaria in quanto causa di perdite stimate sui 10 trilioni di dollari, previste entro il 2050. Questo non riguarda solamente i settori direttamente coinvolti, come ad esempio agricoltura, pesca, silvicoltura; la totalità dei settori merceologici è a rischio.
Per il settore farmaceutico, ad esempio, la biodiversità è una fonte essenziale di diversità chimica: molti componenti utilizzati nella chimica del farmaco derivano da piante, animali, funghi o batteri. Facendo una stima sui 150 farmici più prescritti negli USA, 118 di questi sono stati sviluppati a partire da risorse naturali. La perdita di biodiversità mette a repentaglio il potenziale di sviluppo di nuovi farmaci, con un aumento di costi e ricerche per replicare queste sostanze con metodi artificiali.
Per il settore alimentare, invece, la biodiversità è un fattore chiave dal quale dipende la produzione di cibo a livello globale. Sono molteplici le criticità a cui deve far fronte questo settore: una crescente domanda di cibo innescata dalla crescita esponenziale della popolazione; rischi imprevedibili sulle colture causati del cambiamento climatico; degrado dei terreni, minore disponibilità d’acqua a causa di periodi di siccità, scomparsa degli impollinatori come conseguenze delle azioni antropiche insostenibili.
Solo in Europa, l’84% delle colture agricole sono impollinate da animali e api, mentre su scala globale si arriva a 71 colture su 100.
Il ruolo della biodiversità nel mantenere in salute il Pianeta è fondamentale in tutti i suoi aspetti: ambientale, sociale ed economico. La biodiversità è un valore per la nostra salute, per la nostra alimentazione, per lo sviluppo di una società florida e sostenibile: educare le nuove generazioni sulle interconnessioni tra natura, settori economici e società è fondamentale per poter preparare i cittadini di domani alle sfide del prossimo futuro.
PROPOSTA LABORATORIALE
Una piramide per imparare
Per stimolare gli studenti a riflettere sulle interconnessioni tra biodiversità, settori economici e società, è utile coinvolgere la classe in un’attività riflessivo-creativa.
Materiali:
- cartoncini di dimensioni 10×15 cm, in numero sufficiente per il gruppo classe;
- un pannello di polistirolo o un grande foglio di carta da pacchi;
- matite colorate.
Istruzioni:
- Dividere la classe in gruppi di 3-4 alunni ciascuno. Consegnare ad ogni gruppo i cartoncini 10×15 cm, assegnando ad ogni gruppo il compito di disegnare una vignetta che rappresenti le seguenti parole chiave: Educazione ambientale, Acqua pulita, Riduzione dei conflitti, Giustizia, Cure mediche, Aria pulita, Riciclo dei rifiuti, Cibo per tutti, Insetti, Diversità e Mare pulito.
- Scrivere, per ciascuna vignetta, una breve descrizione in relazione alla parola chiave.
- Suggerire ad ogni gruppo di realizzare con le quindici carte disegnate la piramide delle priorità, posizionandole sul pannello di polistirolo o sul foglio di carta da pacchi.
- Assegnare ad ogni vignetta un Goals dell’Agenda 2030.
- Confrontare le piramidi realizzate e valutare le scelte effettuate dai vari gruppi.
L’obiettivo è far comprendere agli studenti le connessioni tra persone, natura, economia e società che i Goals dell’Agenda 2030 rappresentano: nello sforzo di dare una priorità ad una voce specifica all’interno di un sistema piramidale, il gruppo classe potrà interiorizzare le interconnessioni tra i vari elementi in gioco e capire perché un’azione con pluri-obiettivi è necessaria per effettuare un cambio di rotta verso un modo di vivere più sostenibile e rispetto del pianeta.