Letteralmente «classe capovolta», la flipped classroom è una modalità di insegnamento, supportata anche da tecnologie e format digitali, in cui si invertono i tempi ed i modi di insegnamento tradizionali, nei quali il docente illustra e spiega alla classe un argomento che gli studenti ancora non conoscono.
La flipped classroom è un metodo adottato con diversa intensità nei sistemi educativi europei e che i docenti italiani stanno utilizzando con efficacia sia nella didattica frontale che nella didattica a distanza: la tecnologia sta rendendo ulteriormente interessante la struttura di una routine educativa che sviluppa l’autonomia nello studio, molteplici soft skills, una relazione più attiva con i docenti per il consolidamento dei contenuti.
Per comprenderne appieno i meccanismi, è utile fare un breve excursus su storia ed evoluzione del metodo. Negli anni ‘90 il professore Eric Mazur, fisico ed educatore all’università di Harvard, rese noto il metodo della «peer instruction», ovvero “l’educazione tra pari”.
Invece di offrire una classica lezione frontale, il professore diffuse i benefici che derivano dall’invertire la procedura: i suoi studenti preparavano la lezione leggendo e rispondendo a domande sul materiale a disposizione. In classe, il professore iniziava la lezione con una domanda inerente ai contenuti studiati a casa dagli studenti: il quesito dava il via ad una serie di risposte individuali, esaminate dal docente e analizzate successivamente anche dai ragazzi.
Attraverso la discussione partecipata, guidata dal professore, ogni studente poteva riesaminare la propria risposta, confutarla e riformularla una volta dissipati tutti i dubbi. In base alle risposte ricevute, il professor Mazur valutava se spiegare ulteriormente l’argomento o passare a nuovi contenuti.
Questo metodo della “peer instruction”, che proponeva una ristrutturazione dei tempi didattici e una co-costruzione della conoscenza, è la base su cui si è evoluta successivamente la flipped classroom.
Oggi, il supporto delle tecnologie multimediali ha permesso di aumentare il potenziale di progettazione del materiale didattico proposto dai docenti, riducendo i contenuti da leggere e integrandoli con quelli audio-visivi. Le piattaforme di didattica digitale sono ambienti di apprendimento ideali per attivare la flipped classroom, perché consentono di accedere a molteplici risorse multimediali, utili per attivare la discussione partecipata e lo scambio di materiali condivisi, anche attraverso la creazione di “archivi digitali” di risorse disponibili nel tempo.
La metodologia della “classe capovolta” porta con sé una serie di benefici quali: motivare lo studente verso uno studio attivo e curioso, farlo sentire più protagonista del suo percorso di formazione, realizzare attività più interattive e stimolanti in aula rispetto alla tradizionale lezione frontale; gestire lezioni con tempi e ruoli nuovi; valorizzare il ruolo dell’insegnante in classe.
La flipped classoroom da un lato favorisce nello studente l’esplorazione autonoma e curiosa dei contenuti, promuovendo uno studio attivo, mentre dall’altro crea nuove routine educative che favoriscono l’acquisizione di competenze trasversali.
Per un approfondimento relativo alla “classe capovolta”, vi suggeriamo la lettura della guida didattico-metodologica di Europa=Noi, percorso educativo del Dipartimento delle Politiche Europee della Presidenza del Consiglio, che propone attività pratiche di flipped classroom per differenti target d’età.